Il ritorno di Trump costringe l’Europa a darsi una grandissima sveglia e rappresenta un serio campanello d’allarme. Dice Enrico Letta, autore del Rapporto sul mercato unico che ha poi riassunto in un libro: «Obbliga i Ventisette a diventare adulti, ad integrarsi e rapidamente. Non c’è bisogno di cambiare i Trattati vigenti. Negli ultimi 10 anni abbiamo perso tempo, per il gioco deivetiincrociati, nei settori in cui oggi si decide tutto: competitività e sicurezza. O si reagisce o non riusciremo ad evitare il dilemma se diventare una colonia americana o cinese ». Afferma Giorgio Gori, europarlamentare e vicepresidente della Commissione per industria, ricerca ed energia: «E il momento della responsabilità e del coraggio per un’Europa già in crisi e in evidente declino rispetto agli Stati Uniti, dove dal 1993 al 2022 l’economia è cresciuta del 60% e da noi meno del 30%. Trump, con Musk a fianco, darà una poderosa spinta alla rivoluzione tecnologica e proteggerà la manifattura con i dazi. Noi dovremmo negoziare coesi, non in ordine sparso. Il mercato unico, come sostiene Letta, va assolutamente rafforzato. Vedo però che il debito comune, sollecitato da Draghi, è tenuto fuori dal tavolo, mentre i due Rapporti sono ora più cogenti nella loro necessità. Non ho chiara la situazione nell’Ue: noto indizi di segno più e segno meno». L’ex premier italiano e l’ex sindaco, entrambi del Pd, hanno dialogato ieri alla Camera di Commercio durante un incontro del Festival Città Impresa, moderato dal giornalista Nicola Saldutti. L’esperienza virtuosa dell’euro Letta coglie il bicchiere mezzo pieno e richiama l’esperienza virtuosa dell’euro che, dopo le critiche iniziali, è apprezzato dal 75% dei cittadini: «Il sovranismo nazionalista è suicida e rende felici Wall Street, l’industria cinese e quella americana. Non ci dàvantaggi a casa e chilo pratica ha solo svantaggi. L’Europa non è la pioggia, ma l’ombrello che ci protegge: lo ha dimostrato la moneta unica». La stessa crisi di Germania e Francia può essere rovesciata in un’opportunità e lo dice anche Gori: «La debolezza dei due motori continentali ha fatto emergere la leadership di Ursula von der Leyen». Berlino e Parigi non sono più nelle condizioni di dettare legge e portano le loro responsabilità: «Molte cose – chiarisce Letta – non sono avvenute, perché i Paesi europei si dividono in piccoli e in quelli che ancora non hanno capito di essere tali: sentendosi tuttora grandi, adottano comportamenti contrari all’integrazione ». Viviamo un mondo rovesciato rispetto a quello che ha visto nascere il mercato unico negli anni ’80: «Allora i grandi d’Europa erano i grandi del mondo. In quel periodo l’Italia da sola pesava economicamente quanto la somma di India e Cina. Oggi con Cina e America non c’è partita». Primo punto: integrare imercatifinanziari, delle telecomunicazioni e dell’energia, dove ciascuno dei 27 fa a sé. Un dato: proprio per questa frammentazione, 300 miliardi di euro di risparmi privati migrano ogni anno negli Usa, poi tornano in Europa con i Fondi americani che si comprano le nostre imprese. E c’è di più: piccole e medie imprese non possono sfruttare il mercato dei capitali in presenza di 27 Diritti commerciali e altrettanti sistemi fiscali. Da qui l’idea creativa di istituire un 28° Stato virtuale con una propria normativa commerciale, opzionale per il mondo produttivo e valido ovunque nell’Ue. Bisogna restituire competitività, che nella scorsa legislatura – precisa Gori – è stata un po’ sacrificata, e investire, sapendo che il problema principale della transizione ambientale è dove e come trovare i soldi. Il pubblico non basta, va mobilitato il capitale privato, insistono i due relatori: «E necessario trovare le leve più efficaci per rendere attrattivo investire in Europa». Superare laparalisi dell’unanimità utilizzata dal club di Orban è un rompicapo, però si potrebbe pensare ad alcune modifiche: il potere diveto resta, tuttavia per esercitarlo bisogna essere almeno in tre e non più in uno. Anche la Difesa deve essere messa in comune per razionalizzarla e, data l’improponibilità di spostare risorse dal sociale agli armamenti, Letta suggerisce di affidarsi alla disponibile e sostanziosa dotazione del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità la cui riforma non è stata ancora ratificata dall’Italia. Il nostro Paese – ragiona Gori -, favorito dai nuovi equilibri politici, può giocare un ruolo per promuovere un passo avanti dell’Ue e, per il peso del debito, coltivare un interesse più di tutti alla strategia degli investimenti comuni. Certo, gli spazi fiscali sono ridottissimi, «non abbiamo più soldi» e l’evasione fiscale è un ostacolo. La voce delle imprese Situazione difficile, però i fondi alla Sanità non sono sufficienti e aver messo le mani nelle tasche dei Comuni ha provocato la «rivolta molto giustificata dei sindaci ». Poi, rivolgendosi direttamente agli industriali, osserva: «Sarebbe interessante che le imprese si facessero sentire maggiormente. Ho partecipato a tante assise delle categorie economiche e ho avuto l’impressione che questa presa sul governo non sia sufficiente. Dite ripetutamente che è fondamentale avere la possibilità di assumere lavoratori stranieri, perché manca personale, ma non siete riusciti a spostare di un millimetro le posizioni del governo, cosa che sarebbe nel vostro interesse. Penso che forse il
mondo imprenditoriale, che conosce gli interessi nazionali, abbia anche la responsabilità di farsi sentire di più».
Giornale di Vicenza / di Matteo Carollo La ripresa del Nordest, con i riflettori puntati sull’economia reale. Sarà questo il tema dell’undicesimo Festival Città Impresa, in programma in città da venerdì a domenica. In particolare, attraverso più di 30 incontri sarà fatto il punto sul nuovo…