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«Il Reddito serve ad aiutare i poveri»

L’Eco di Bergamo / di Astrid Serughetti

Festival Città Impresa. Tridico, presidente Inps: interessa 3,7 milioni di persone, solo una minima parte occupabili «Misura che ha rivelato come in Italia i salari sono stagnanti e che sotto i 550 euro non si è disposti a lavorare»

«Il reddito di cittadinanza è una misura di contrasto alla povertà e con questa accezione io la riconfermerei subito». Parole chiare quelle del presidente di Inps Pasquale Tridico durante il confronto con Veronica De Romanis, docente di European Economics Luiss Guido Carlo e Stanford University (Firenze) al Festival Bergamo Città Impresa. Per il numero uno di Inps pensare che la misura del reddito minimo sia condizionata all’ingresso nel mondo del lavoro «è utopistico» e porta all’attenzione alcuni numeri: «Il reddito di cittadinanza interessa in Italia 3,7 milioni di persone, una platea in cui ci sono minori, disabili, anziani, ma soprattutto una platea che per il 75% non era presente negli archivi dell’Istituto perché non ha mai lavorato. Solo il 25% ha una storia contributiva precedente, solitamente fatta di poche settimane e con alle spalle una formazione personale che non va oltre la licenza elementare o il diploma di scuola media – continua il presidente, – perciò il reddito di cittadinanza va visto per quello che è, un’integrazione al reddito familiare, simile a quella esistente in altri Paesi europei, che aiuta e sostiene chi non è occupabile». Una dichiarazione che chiarisce immediatamente come, per Tridico, la discussione attorno alla misura bandiera del Movimento Cinque Stelle sia errata alla base e non può essere causa delle difficoltà di un mercato del lavoro che non trova personale pur ammettendo che «i centri per l’impiego intermediano poco o nulla» e sui servizi pubblici per il lavoro «negli ultimi 20 anni è stato sbagliato tutto». Se si parte, invece, dalla consapevolezza che le figure professionali più richieste appartengono a una fascia di scolarizzazione e specializzazione medio/alta il reddito di cittadinanza, secondo il presidente dell’Inps, è servito «a distribuire 7,2 miliardi di euro ai primi 2 decimi di popolazione più povera». «Ma non tutti i poveri sono stati coperti, questo è un problema».

«Preclusioni al salario minimo»

Detto questo, per il presidente Inps «il Paese non è pronto politicamente ad accettare l’esistenza di un reddito minimo. Non lo tolleriamo perché abbiamo preferenze sociali che non ci fanno propendere a dare 7-8 miliardi ai poveri. C’è oggi un atteggia-mento molto violento, molto aggressivo e indifferente verso i poveri» che la pandemia ha aumentato. Se il tema diventa la capacità di accettare politicamente e culturalmente una misura economica, al reddito di cittadinanza, secondo Tridico, si può collegare direttamente la discussione sul salario minimo perché, in qualche modo, ricevere un sostegno reddituale ha fatto sì che un salario inferiore a quel minimo non sia più accettabile. «Il reddito di cittadinanza ha evidenziato un problema salariale che in Italia è stagnante dal ’92 e con i suoi 550 euro per nucleo familiare, una cifra che non si può definire elevata, ha posto nei fatti un minimo oltre il quale non si è più disposti a scendere per il proprio lavoro. Credo che sia giusto».

«Pensioni: serve flessibilità»

Altro fronte caldo in questi giorni, per il presidente di Inps, è quello relativo alle pensioni e al passaggio fra Quota 100 e Quota102: «Ritengo che la soluzione non sia nella rigidità, ma in una maggiore flessibilità. Il modello contributivo permette di valorizzare alcune categorie, penso alle donne nel periodo della maternità. Per questo ho proposto la possibilità di lasciare al lavoratore la possibilità di scegliere. A me piace l’idea che si possa decidere di andare in pensione a 63 o 64 anni percependo subito la quota contributiva per passare alla retributiva dopo i 67 anni». Anche se oggi il vero problema resta il numero insufficiente di lavoratori regolari per far quadrare i conti: «Il modello contributivo è equo, ma nel mercato del lavoro ci sono forti disuguaglianze e attualmente ci reggiamo su un numero di occupati troppo basso, circa 23 milioni a cui aggiungere 3,5 milioni da far emergere dal nero, ma sono comunque troppo pochi. Ne mancano almeno 6 o 7 milioni tra donne, giovani e occupati nel Sud Italia».

«Riscatto della laurea gratuito»

C’è spazio per un’ultima considerazione di un giovane in sala che chiede: «Presidente, quando sarà possibile il riscatto gratuito della laurea?». Tridico risponde: «Ecco bravo, io l’ho proposto e sarebbe doveroso perché sono anni che vi vanno riconosciuti ma dovete farvi sentire, agitate le acque anche sui social e chiedetelo con forza».

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