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Francesco Giavazzi «La ripresa? Venezia invece che alle navi pensi ad attirare smart worker»

VeneziePost / 14 settembre 2020

«È inutile affannarsi a costruire nuove banchine al Terminal di Venezia. Quattro navi da crociera al giorno non torneranno più». Forse converrebbe pensare ad attrarre smart worker, magari tedeschi, interessati a vivere lavorando da Venezia.

Il punto, sulla ripresa dopo il lockdown, non è solo di quanto lenta o veloce sia, ma anche di pensare ad iniziative all’altezza dei tempi mutati. Lo ha fatto capire l’economista Francesco Giavazzi, docente alla Bocconi di Milano, intervenuto ieri a Vicenza alla tavola rotonda su ripresa veloce o lenta al Festival Città Impresa, l’iniziativa di Italypost e dell’Economia del Corriere della Sera che vive oggi la giornata di chiusura (programma degli eventi, da seguire anche in streaming, su festivalcittaimpresa.it).

Il riferimento di Giavazzi era all’idea del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, di rilanciare il lavoro con investimenti sul versante del turismo marittimo. Ma, è l’obiezione, la forte polarizzazione della ripresa Usa vede settori in Borsa crescere del 60 per cento e altri crollare del 40, in rapporto ai problemi sul distanziamento sociale. «Se il turismo crocieristico è diminuito così tanto da far crollare il valore delle navi – fa notare Giavazzi – come si può pensare che in tempi ragionevoli la gente possa tornare a trascorrere le vacanze confinata in un’imbarcazione?».

E sarà sempre l’incidenza del virus a disegnare la curva di risalita dell’economia, dei comparti e delle professioni: «Alcuni – osserva Merler – stanno vivendo un andamento a ‘V’ anche abbastanza stretto. Per altri, invece, siamo al tratto orizzontale della ‘L’, senza indizi di rialzo».

Per questo va guardato alla trasforma-zione del mondo del lavoro e alle modifiche che lo smart working potrebbe avere introdotto nel modo di produrre e di vivere. Per Silvia Merler, responsabile della ricerca del fondo Algebris, si potrebbe partire da qui per elaborare «politiche organiche di sviluppo locale. Per invertire lo spopolamento delle periferie grazie al venir meno della necessità di trasferirsi di molti lavoratori».

E le priorità per il Recovery Fund? Scuola prima di tutto. Anche per ribaltare gli investimenti sui giovani, penalizzati dal lockdown ad esempio con il taglio dei contratti a termine. «Uno stato dovrebbe investire sui trentenni, sulla loro forza e capacità, invece che sui cinquantenni. Ma i servizi sono rivolti più agli anziani che ai giovani – ha sostenuto il capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice -. Non investire su nidi e tempo pieno nelle scuole primarie ha effetti enormi sul lavoro dei giovani e delle donne».

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