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Bono (Fincantieri): «Per tornare a investire bisogna semplificare la vita agli imprenditori»

L’Economia del Corriere della Sera / 11 settembre 2020

L’Italia che riparte, le imprese che tornano a investire sui territori e sulle persone, l’urgenza di semplificazione normativa. Sono questi i temi emersi durante il primo incontro del festival Città Impresa di Vicenza che ha portato sul palco tre realtà d’eccellenza del Made in Italy.

Dice Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri: “Il Paese non cresce da 30 anni. Per tornare a investire bisogna semplificare la vita agli imprenditori, la categoria va supportata e non ostacolata. Oggi un sovrintendente può bloccare un intero cantiere, per non parlare delle responsabilità dei direttori lavori in caso di incidenti”. Non è solo un problema di norme però: le aziende di oggi fanno fatica a reclutare i tecnici di domani. “In Italia se si parla di futuro abbiamo tre problemi – incalza Bono -. In primo luogo l’alta disoccupazione giovanile. Poi i giovani che non vogliono più fare impresa. E infine la mancanza di competenze: pochi ingegneri e tecnici. In Fincantieri siamo costretti a cercarli all’estero ed è un dramma. La risorsa fondamentale di un’azienda non è il denaro ma sono le persone”.

La mancanza di capitale umano tocca da vicino anche un’altro settore in cui l’Italia è un’eccellenza da 30 miliardi di euro di fatturato l’anno e 70 mila occupati: il farmaceutico. “Non ci sono medici – sottolinea Lucia Aleotti, consigliere di Menarini Group – per la produzione dei farmaci. Ad oggi con la scelta di mantenere il numero chiuso a Medicina ci ritroviamo in una situazione paradossale. In piena pandemia se decidiamo di assumere un medico siamo consapevoli di sottrarlo al Sistema sanitario nazionale. Occorre invece investire per avere personale sia per il mondo pubblico che per quello privato”. Aleotti pone la questione di lavorare con i territori e le università per promuovere sinergie efficaci. “I territori hanno consapevolezza del tessuto industriale e spesso Roma non ne coglie le necessità o non ne valorizza gli sforzi. Menarini, ad esempio, a giugno ha acquisito la società Stemline Therapeutics quotata al Nasdaq ma la notizia è passata nel silenzio della politica”, aggiunge.

Che i territori siano una risorsa per il Paese lo pensa da sempre anche Andrea Pontremoli, ad di Dallara, impegnato nel rendere l’area di Parma più attrattiva. Racconta: “Abbiamo ideato l’associazione ‘Parma io ci sto’ per rilanciare il nostro territorio. Il tutto coinvolgendo sindaci, istituti tecnici, università e aziende del settore automotive come Lamborghini e Ferrari. Non si può pensare di agire da soli. Occorre mettersi insieme”. Tra i progetti in corso le 6 lauree magistrali del neonato Consorzio Muner, dedicate alle professioni del futuro nel mondo dell’automobile. L’ambizione è rendere il parmense una moderna Silicon Valley dell’auto facendo arrivare i migliori studenti da tutto il mondo. “Nel 1500 l’Italia ha raggiunto l’apice con il Rinascimento. Allora Cina e India valevano il 60% del pil mondiale, nell’800 sono scese al 5 complice l’industrializzazione. Oggi risalgono al 38%. Perchè l’Italia con il suo saper fare non puó vivere un nuovo Rinascimento diventando mediatore tra l’Occidente e l’Oriente?”, conclude.

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