Il Sole 24 Ore -

Cuneo fiscale, Orlando: non ci sono condizioni per forte riduzione, sì a piano pluriennale

Il ministro del Lavoro orna ad affrontare il tema del taglio del costo del lavoro chiesto tra gli altri con forza da Confindustria che nei giorni scorsi ha proposto un piano da 16 miliardi.

«Le condizioni finanziarie per una riduzione massiccia del cuneo fiscale non ci sono. Penso che sarebbe utile e interessante ragionare su un patto pluriennale». Così il ministro del Lavoro Andrea Orlando torna ad affrontare il tema del taglio del costo del lavoro chiesto tra gli altri con forza da Confindustria che nei giorni scorsi ha proposto un piano da 16 miliardi da investire su di un taglio strutturale del cuneo fiscale. Il ministro Orlando non chiude del tutto la porta e apre all’ipotesi di un piano su più anni legato contestualmente alla lotta all’evasione fiscale contributiva.

Il confronto sul taglio del cuneo

Le parole del ministro Orlando arrivano da Vicenza a margine del festival CittaImpresa pochi giorni dopo la proposta del presidente di Confindustria Carlo Bonomi sul taglio del cuneo. Una proposta che vale 16 miliardi e che prevede fino a 1.223 euro di vantaggio, strutturale, per i lavoratori con un reddito di 35mila euro. «Le condizioni finanziarie per una riduzione massiccia del cuneo fiscale non ci sono. Penso che sarebbe utile e interessante ragionare su un patto pluriennale, che veda un legame tra lotta all’evasione fiscale contributiva e una progressiva diminuzione del cuneo», ha spiegato il ministro . «Penso che abbassare di 10 punti il cuneo fiscale in una sola botta – ha concluso Orlando – sia abbastanza improponibile». Confindustria nella sua proposta aveva suggerito tra l’altro di andare a trovare le risorse anche tra i 38 miliardi di extra gettito fiscale in più che lo Stato – è scritto nel Def – dichiara di incassare nel 2022.

Il pressing per introdurre il salario minimo

Il ministro durante il convegno a Vicenza è tornato anche a parlare di un tema su cui insiste da diversi giorni e cioè quello di un aumento dei salari soprattutto di fronte a un rialzo sempre più evidente dell’inflazione. «Un intervento sui salari è urgente, se non si fa qualcosa subito si rischia una crisi sociale, ma anche una caduta della domanda interna, a cominciare dai servizi», ha spiegato Orlando che ha chiarito come non servano mega-patti, quanto piuttosto un confronto tra le parti a partire dall’introduzione di un salario minimo. Un tema questo su cui nella maggioranza spinge tutto il Pd – sul punto si è espresso chiaramente il segretario Enrico Letta – che trova anche una sponda nei Cinque Stelle come ha evidenziato il suo leader Giuseppe Conte.

L’allarme sulla carenza di manodopera

Il ministro del Lavoro ha affrontato anche l’allarme lanciato dalle imprese sulla grande difficoltà a trovare la manodopera; «Uno dei problemi che assilla le imprese italiane è la ricerca della manodopera», ha ricordato a Vicenza Andrea Orlando durante il dibattito al Festival Città Impresa. «Il paradosso – ha precisato il ministro – è che a fronte di maggiori finanziamenti per la formazione ci sia una minore risposta da parte dei potenziali lavoratori. Su questo tema stiamo pagando la curva demografica e un saldo alla pari o negativo negli ultimi anni dell’emigrazione, e quindi della disponibilità di lavoratori stranieri». Orlando non da poi la colpa al reddito di cittadinanza per la mancanza di manodopera: «Il reddito di cittadinanza – ha chiarito – può essere migliorato e sta già migliorando perché nelle prossime settimane entreranno in funzione le norme che prevedono il décalage dopo la seconda rinuncia a un posto di lavoro».

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